Roma e Farfa: un “itinerario” impegnativo, ma ricco di fascino.

 

Si è svolto a Roma e a Farfa, nei pressi di Fara Sabina (RI), dal 23 al 26 giugno il viaggio - studi 2011 proposto dall’Associazione culturale “Prova e Riprova” di Torino.

La prima visita nella capitale è stata all’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, in Via Milano 76.

Attività principale dell’ICPAL, nato nel 2007 dalla fusione fra Istituto centrale di patologia del libro e Centro di fotoriproduzione, legatoria e restauro degli Archivi di Stato, è la ricerca finalizzata alla conoscenza e alla tutela dei materiali archivistici e librari appartenenti allo Stato e ad altri Enti pubblici.

Grande attenzione è poi riservata alla didattica e alla formazione di operatori specializzati.

Nel corso della visita, oltre a vedere all’opera i laboratori di restauro della carta e dei libri, è stato possibile assistere al recupero di un paliotto in cuoio dipinto e dorato, proveniente dalla Calabria.

Fra le attrezzature in dotazione, sono da ricordare una cabina per la spolveratura dei volumi, una cella di umidificazione ad ultrasuoni per carte e pergamene, una macchina per il restauro meccanico della carta.

Il secondo “appuntamento” romano è stato all’Istituto nazionale per la grafica, in Via Poli 54. Costituito dal “Gabinetto disegni e stampe” e dalla “Calcografia”, con una raccolta di opere che vanno dal XV° al XX° secolo rappresenta un punto di riferimento essenziale per lo studio iconografico.

Il nucleo più antico delle collezioni, composto da disegni, stampe e fotografie di rilievo internazionale, ha origine nel ‘700 ad opera dei discendenti della famiglia Corsini.

Il “Gabinetto disegni e stampe” occupa il primo piano e l’attico della Villa Farnesina e prevede sostanzialmente attività di studio.

La “Calcografia”, che ha sede a Palazzo Valadier e Palazzo Pol, effettua anche attività espositive.

Entrambi sono arricchiti da una biblioteca e da una sala di consultazione.

L’Istituto nazionale per la grafica ospita pure un laboratorio di restauro.

E’ sita, invece, in Viale Castro Pretorio 105, la Biblioteca Nazionale Centrale. Fondata nel 1876 per dotare la capitale del Regno d’Italia di un grande archivio del libro, ha avuto come prima sede l’antico Palazzo del Collegio romano ove era già presente la Bibliotheca maior dei Gesuiti.

Il nucleo originario è stato poi ampliato con i fondi, manoscritti e a stampa, provenienti dalle biblioteche delle congregazioni religiose soppresse dopo la costituzione del Regno.

Nel 1975 è stata inaugurata la nuova sede nell’area archeologica del Castro Pretorio.

La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma conserva tutta la produzione editoriale italiana, che riceve in virtù della legge sul deposito obbligatorio degli stampati, e documenta la cultura straniera, con particolare attenzione alla diffusione di quella italiana all’estero.

Attualmente, annovera circa 8.000 manoscritti e 6 milioni di volumi a stampa, circa 2.000 incunaboli, oltre 25.000 cinquecentine e 20.000 carte geografiche, 10.000 fra stampe e disegni e più di 50.000 periodici.

Pur fornito di un proprio laboratorio di restauro, lamenta però gravi carenze di personale.

La sala “Manoscritti e rari”, riservata a docenti e ricercatori, è destinata allo studio dei manoscritti, dei libri a stampa antichi e dei volumi rari moderni. Sono a disposizione dei lettori pubblicazioni specializzate sulle discipline codicologiche, paleografiche e sul materiale manoscritto e raro, conservato in un apposito settore.

I manoscritti sono raccolti in sette fondi, corredati da un catalogo inventario.

L’ultima visita a Roma è stata alla Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, ospitata in Via della Lungara 10.

In seno alla prestigiosa istituzione, fondata da Federico Cesi nel 1603, la Biblioteca rispecchiava i molteplici interessi scientifici della prima Accademia e costituiva un punto di incontro fondamentale per tutti gli studiosi.

Dopo alterne vicende, culminate con il saccheggio durante i moti del 1798, acquisiva nel 1883 per donazione dal principe e collezionista Tommaso Corsini la Biblioteca Corsiniana.

Attualmente, la Biblioteca è divisa in tre sezioni; Corsiniana, Accademica e Orientale.

La prima sezione contiene i volumi acquistati da Lorenzo Corsini, poi Papa Clemente XII, nel XVIII° secolo; quindi, quelli acquisiti dai discendenti della potente famiglia. Essa comprende circa 40 mila unità bibliografiche, tra cui 1.000 volumi, contenenti 10.000 miscellanee, 2.307 incunaboli, un numero rilevante di aldine e cinquecentine di pregio, nonché 3.598 manoscritti con autografi, postille e miniature.

La sezione Accademica, formatasi nel 1848, annovera accanto a opere e fascicoli ricevuti in omaggio o acquistati, pubblicazioni di Istituti scientifici e letterari pervenuti in cambio da tutto il mondo.

La Biblioteca consta di oltre 500.000 volumi e di 305 manoscritti concernenti la storia dell’Accademia. Si sono, quindi, aggiunti per acquisto, il prezioso carteggio di Cassiano Dal Pozzo, un importante corpus di disegni del Museum cartaceum, due cinquecentine della biblioteca cesiana.

Infine, la sezione Orientale, conserva tutta la collezione del fondatore Leone Caetani, la raccolta orientalistica di Michele Amari e pubblicazioni pervenute in dono, in cambio o per acquisto: nel complesso, circa 26.000 fra volumi e opuscoli e 691 manoscritti orientali in originale o in copia fotografica.

Il viaggio-studi si è concluso, come detto, presso la Biblioteca dell’Abbazia di Farfa.

Ricostruito da Tommaso di Maurienne nel 680, su un nucleo del VI° secolo, il complesso e la comunità religiosa raggiusero ben presto una notevole potenza in Europa.

La prosperità economica e politica, di cui l’Abbazia godette dall’età carolingia, si manifestò pure nel patrimonio librario, del quale oggi rimangono solo alcuni codici ed incunaboli, e dalla presenza di uno scriptorium attivo sino al XV° secolo. Anche la produzione manoscritta è andata perduta pressoché totalmente. Dopo un nuovo periodo di decadenza, risorse nel X° secolo ad opera di Ugo di Cluny. Nella stessa epoca, l’Abate Almerico dotò l’Abbazia di ben 42 volumi. Alla fine del XI° secolo, si ebbe qui la nascita di un particolare tipo di scrittura minuscola carolina, detta appunto farfense.

Nelle bacheche sono esposti alcuni breviari monastici. Ad un Salterio del XI° secolo seguono pergamene coeve, che in latino giuridico riferiscono di contese fra Abbazia e nobili locali per questioni di proprietà. E’ presente anche uno dei primi libri stampati in Italia, il “De Civitate Dei” di Sant’Agostino, realizzato a Subiaco nel 1467.

Insomma, Roma e il Lazio riservano sempre importanti scoperte per i bibliofili.